Alla vigilia di un importante Cdm che potrebbe riguardare anche aspetti inerenti l’agenda digitale, pubblichiamo l’intervista realizzata con Alessandra Poggiani, direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che abbiamo incontrato a Roma in occasione della presentazione del libro “Le competenze digitali del manager pubblico – una guida operativa per la nuova PA“, a firma di Giuseppe Iacono e Flavia Marzano.
Competenze digitali, agenda digitale, cultura digitale come motivo trainante del tutto: il tutto potrebbe confluire nel progetto Italia Login. Quando e come?
“Italia Login è già partito, è da una parte il connettore di tutte le attività in corso, iniziate in momenti diversi e che non erano state messe in una cornice comune, ossia anagrafe digitale, sistema dei pagamenti della PA e tutte le altre attività o iniziative di servizi online che erano state avviate sia centralmente che localmente in alcuni territori. Italia Login riunirà queste iniziative in una cornice unica dando un senso e un filo conduttore a tutti gli sforzi che stiamo profondendo. Dall’altra parte Italia Login vuole essere la casa del cittadino e dell’impresa, consentendo un singolo accesso per tutti i servizi. Per questo abbiamo bisogno della grande collaborazione di tutti gli enti locali che offrono i servizi quotidiani e più convenienti per i cittadini e dovranno essere disponibili a rivedere i loro servizi per agganciarli alla piattaforma unica nazionale così che tutti, sui territori, possano fruire su un’unica applicazione, di servizi nazionali, locali, regionali e anche privati, con lo stesso login“.
Da quindici anni esiste l’agenda digitale europea e da almeno dieci esistono le agende digitali locali: l’innovazione arriva dal basso oppure dovrebbe essere la centralità dello Stato a muovere il cambiamento di regioni, province, comuni?
“Io vengo da un territorio, la mia esperienza è locale e credo che l’innovazione venga dai territori nella misura in cui è dai territori che si sviluppa l’esigenza, si sviluppa la competenza e si diffonde la cultura del servizio e dell’interazione digitale. Penso però che le infrastrutture e le grandi dorsali di innovazione come applicativi e sistema Paese debbano essere coordinate e uguali per tutti i cittadini. Lo stesso servizio deve essere uguale e disponibile per un cittadino di Enna e uno di Trento, per cui serve centralità“.
Ci chiediamo spesso se la politica ascolti veramente l’innovazione e se il cambiamento sia consequenziale a una presa di coscienza che un organo come Agid può e deve misurare. Lei cosa ne pensa?
“L’Agid è un’organo tecnico, non politico, e si confronta col Governo tutti i giorni. Secondo me, con una visione oggettiva, si può dire che la voglia di innovazione non manca a questo Governo, seppur le difficoltà ci siano, siano tante e derivino in primis dalle grandi stratificazioni del passato. Agid ad esempio nasce dalle ceneri di molti enti che si sono succeduti e quindi è difficile dare un’indirizzo e una motivazione al personale e a chi lavora, perché dietro ogni ente ci sono le persone, ed è a loro che dobbiamo rivolgerci. La strada è in salita ma ci stiamo mettendo tantissima energia e sono ottimista“.