È difficile trarre da alcuni lanci di stampa sulle smart city giudizi compiuti. Ogni giorno tantissime amministrazioni italiane (e non solo anche le imprese private) offrono alla stampa le loro “idee smart”. Per carità, non tutte queste idee sono disdicevoli e sbagliate. Anzi, spesso ci imbattiamo in ottimi “prodotti”.
Tuttavia, sotto il cappello “Smart City” si trova di tutto. Ad esempio, si trova esplicitata la volontà di garantire alle comunità locali connessioni veloci attraverso l’estensione della banda larga e del wifi. Si trovano tutte le politiche finalizzate alla sostenibilità ambientale; ma Smart City non è solo sostenibilità ambientale.
Si trovano anche veri e propri “bestiari” come l’improbabile “City Call” finalizzato a risolvere gli attriti tra gli anziani e i giovani soprattutto negli orari notturni. E spesso, si scambiano “potenziali” finanziamenti del MIUR con le risorse “effettivamente” a disposizione.
Siamo in presenza di uno straordinario entusiasmo delle comunità locali nei confronti di tutto ciò che è smart. E ciò è bene perché, di questo sono fermamente convinto, la ripresa del Paese riprenderà dall’innovazione nelle aree urbane. Ma l’entusiasmo non è sufficiente.
Mi accorgo che manca una vision, mi accorgo che mancano le competenze professionali necessarie a gestire i processi innovativi che irrompono negli ambienti urbani. E sono questi processi, ad un tempo veloci, ma costanti nella loro evoluzione, ad essere estremamente complessi. Non hanno nulla a che vedere con la trasformazione degli ambienti urbani del ‘900.
Ecco allora la necessità che le Governance cittadine abbiano una loro autonoma vision e un consolidato metodo nel governo dei processi “smart”. Naturalmente autonomia nella vision, non vuol dire autoreferenzialità, ma capacità di utilizzare il nuovo per generare trasformazione e valore nell’ambiente urbano.
L’approccio “smart” di successo è il figlio di un metodo e di una cultura organizzativa assolutamente inedita. Ecco allora l’importanza di affermare attività culturali e formative rivolte agli stakeholders cittadini; ecco allora l’importanza di un metodo basato sulla simulazione, sulla flessibilità, sul sogno. Ecco allora l’importanza dell’affermarsi di prassi rivolte a sviluppare processi partecipativi e a suscitare energie sociali di cui è ricco ogni ambito cittadino.