Ora che ha messo in piedi l’organizzazione non profit Fwd.us, abbreviazione di “Forward U.S.“, probabilmente in parecchi ricorderanno quando Mark Zuckerberg mise piede per la prima volta a Wall Street. Quel giorno Mister Facebook venne duramente criticato per il suo abbigliamento: la tenuta “jeans, felpa e scarpe da ginnastica” venne giudicata eccessivamente “casual” e poco rispettosa dell’istituzione in cui ci si trovava, scatenando le ironie e il sarcasmo di chi continuava a vedere una “bolla pronta ad esplodere” dietro i capelli rossi del fondatore di Facebook.
La rigidità degli ambienti istituzionali, però, non sembra costituire un ostacolo sufficiente a tenere a bada Zuckerberg che, al contrario, non sembra proprio volersi fermare, dando a Facebook un ruolo sempre più trasversale.
L’annuncio di Fwd.us ne è l’emblema: la nuova organizzazione che, come si legge sull’editoriale comparso ieri sul Washington Post, riunisce insieme i leader dell’industria tecnologica che si impegnano a dare supporto, rigorosamente bipartisan, alla nascita di nuove forme di politica economica per la crescita sociale e per il lavoro.
Diverse le linee di intervento promosse da Fwd.us (“Forward Us”), a partire da una necessaria riforma dell’istruzione e della ricerca, che dovrebbe raggiungere nuovi standard nelle discipline scientifiche e tecnologiche come matematica e ingegneria.
Assolutamente prioritaria, poi, l’adozione di nuove linee politiche in materia di immigrazione che innovino i percorsi di ingresso nel paese e un più facile conseguimento della cittadinanza, attraendo così un maggior numero di talenti e lavoratori da tutto il mondo.
Il lavoro di Fwd.us, come è facile immaginare, si avvarrà di tool di discussione e partecipazione online, cui si affiancheranno momenti di incontro e discussione pubblica in presenza. Dentro FWD.us non c’è solo Facebook: a far parte del gruppo anche il CEO di LinkedIn, Reid Hoffman, i venture capitalist John Doerr e Jim Breyer, Ruchi Sanghvi di Dropbox e tanti altri.