Da quando l’espressione Smart City è entrata prepotentemente nello scenario dell’immaginario digitale prossimo venturo, mi sono sempre chiesto dove stesse l’essenza dell’intelligenza evocata e ambita.
Se nelle cose o nelle persone. O in entrambe. O negli inediti sistemi tecno-sociali di cose e persone.
La mia (non)risposta è sempre stata una: la migliore intelligenza e la più sofisticata tecnologia applicata alle cose non può che soccombere o meglio non allignare se non si unisce a un più ampio processo di trasformazione di come le persone pensano, agiscono, cambiano (migliorano?) se stesse e insieme ad altre ciò che le circonda.
Sta in questa convinzione la ragione per cui penso che consapevolezza (awareness) sia sempre più una delle parole chiave del presente e del futuro di una città che sia davvero smart.
Awareness di amministratori, comunità, persone come guida per operare scelte responsabili e sostenibili ma anche – e ciò vale soprattutto in una fase di scarse risorse – nelle scelte a cui dare priorità e valore.
Ecco perché un progetto concreto di dimostrazione di come potrebbe svilupparsi una smart city si chiama EveryAware, progetto europeo del VII Programma quadro, e si propone di usare una tecnologia integrata in un oggetto della quotidianità – uno zainetto – per aumentare la consapevolezza delle persone dell’ambiente in cui vivono e dell’aria che respirano – mediamente pessima – cercando di agire sull’equazione maggiore conoscenza = maggiore consapevolezza.
10 volontari a Torino, altrettanti ad Anversa e Londra, stanno facendo il setting-up dell’infrastruttura e curando un complesso processo di calibrazione per far restituire alle cose – i sensori – dati che possano essere facilmente letti e interpretati e che siano confrontabili con gli altri dati che ci dicono della qualità dell’aria che respiriamo.
A gennaio 2013 i volontari diventeranno 20 in ciascuna città e per 4 mesi ogni giorni a piedi o in bicicletta e in qualche selezionato ambiente chiuso alimenteranno ogni secondo un ambiente web dove sarà possibile registrare e visualizzare – secondo l’esempio dell’immagine qui presente – su una mappa i valori di monossido di carbonio, biossido di azoto, gas volatili e ozono.
Ciò renderà più consapevoli amministratori e cittadini nel fare qualcosa per tutelare un bene così prezioso come l’aria? Difficile dirlo ma l’aspetto più interessante è l’apertura di un nuovo fronte nel rapporto tra territorio e persone, tra amministratori e amministrati.
Non più soltanto quello della trasparenza e dei dati aperti dallaPubblica Amministrazione, ma anche quello dei dati dai cittadini di cui la Pubblica Amministrazione può e deve tener conto.
Se crescerà la consapevolezza – su questo e su altri possibili esempi – di quanto ciascuno di noi può fare per migliorare il luogo in cui vive e se analogamente coloro che amministrano vedranno in ciò una nuova possibile stagione di partecipazione attiva al cambiamento allora l’espressione smart city si riempirà di contenuti nuovi e concreti.